Autonomi e commercianti: i rinvii delle imposte non bastano
Su Repubblica.it l’intervista di Luigi Dell’Olio al Partner di Studio Dott. Davide Bertolli sull’effetto della crisi economico finanziaria e dell’attuale recessione sulle partite IVA, categoria più colpita e ora alle prese con le varie scadenze dei pagamenti.
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I titolari di partite Iva e di piccole attività pagano il prezzo più alto alla recessione in corso. Le misure finora adottate spesso non bastano per andare avanti.
Qualche rinvio dei termini per i pagamenti, ma nessuno sconto. Per le partite Iva, la categoria più colpita dalla recessione post-Covid, data la mancanza di protezione sociale, la stagione dei pagamenti è iniziata. E onorare le scadenze non è certo facile per chi nei mesi di lockdown si è visto azzerare o quasi le commesse e ora si trova a fare i conti con i ritardi nei pagamenti per i lavori già fatti.
E’ l’ora dell’Irpef
Questo è, da tradizione, il periodo in cui si pagano le imposte sui redditi. Data la particolarità del momento, il Governo ha predisposto la proroga dei versamenti solitamente fissati per il 30 giugno al 20 luglio, con la possibilità di allungare ancora i termini dal 21 luglio al 20 agosto pagando la maggiorazione dello 0,40%. Insomma, c’è qualche settimana in più, ma poi tocca pagare come prima. “La proroga vale per i soggetti che applicano gli Isa (Indici sintetici di affidabilità, ndr) e per i forfettari”, spiega Davide Bertolli, partner dello studio Bertolli & Associati di Milano.
Come da tradizione, si dovrà pagare sia il saldo sul reddito dello scorso anno, sia l’acconto del 40% (del totale dovuto per il 2019) a valere per il 2020. Con quest’ultima gabella che suona beffarda per chi è stato investito dalla crisi in atto. “L’unico vantaggio offerto dal Dl Liquidità è la possibilità di calcolare l’acconto applicando il metodo previsionale, senza applicazione di sanzioni, qualora l’imposta dovuta dovesse risultare superiore agli acconti versati di non oltre il 20%”, aggiunge Bertolli.
Inps, proroga solo per le Casse
Vanno pagati i contributi previdenziali, all’Inps o alla cassa professionale di riferimento. “Molte casse hanno scelto di prorogare i termini per i versamenti dei contributi per consentire agli iscritti in temporanea crisi di liquidità di pianificare i pagamenti. Gli importi dovuti, tuttavia, non hanno subito sconti”, spiega il fiscalista. In particolare, la Cassa dei Dottori commercialisti ha rinviato il termine di versamento al 31 ottobre, mentre la cassa Forense al 31 dicembre 2020, così come anche Inarcassa (ingegneri e architetti), ma relativamente al solo versamento dei contributi minimi.
Ma tutti gli altri che non hanno una cassa di riferimento, hanno dovuto pagare secondo le scadenze di rito.
Mattone a caro prezzo
Nessun rinvio, invece, per il pagamento della nuova Imu, che accorpa l’imposta sul patrimonio immobiliare e la Tasi, tassa sui servizi pubblici gestiti dal comune. Il Governo nazionale aveva confermato la scadenza per il 16 giugno scorso, relativamente all’acconto del 50%, lasciando comunque alle amministrazioni comunali la possibilità di predisporre proroghe per fronteggiare le difficoltà del momento. L’orientamento di gran lunga prevalente è stato però di confermare la scadenza, mentre vi è stata una maggiore disponibilità a rateizzare e, in alcuni casi, a rinviare le scadenze della Tari (la tassa sui rifiuti).
Tirando le somme, le misure fiscali fin qui risultano come una boccata d’ossigeno temporanea, ma in nessun modo risolutiva dei problemi creati dalla nuova recessione.
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